Esigere che ogni cosa abbia la propria forma e si renda per questo identificabile e riconoscibile, è forse una delle maggiori e più urgenti preoccupazioni del mondo moderno. E se a venir meno a questa necessità è il mezzo fotografico, incaricato sin dai suoi esordi di riprodurre fedelmente la realtà visibile, ciò che ne risulta è una nuova estetica.
Gli scatti fotografici di Aminta Pierri, all’apparenza neutri e disarmati, rivendicano la libertà di guardare alle cose del mondo senza imporre alcuna forma; queste immagini sfuggono infatti alle descrizioni analitiche perché sgretolano il reale in un informe indifferenziato e primordiale che sembra quasi di poter toccare. Su quest’ultimo giocano poi gli effetti cangianti della luce, che ne modellano e trasmutano continuamente le sembianze. L’intensità della visione si genera però grazie alla percezione di tracce emotive profonde, che attraversano e quasi percuotono gli elementi naturali come superfici d’acqua increspata.

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